In questa pagina rallentiamo e vogliamo ricordare chi non è più vicino a noi sul campo ma sempre presente nei nostri cuori: Enzo Audino.
Non mi capita spesso di utilizzare internet per esternare i miei sentimenti nei momenti di dispiacere. Qui dovrebbe essere sempre e solo una festa. Un momento di condivisione piacevole.
Oggi non è così.
Mi prendo questo spazio per ricordare Enzo. Elogio e ricordo di un amico.
Quando Silvan me lo presentò mi misi le mani nei capelli e dissi: “ma questo chi è?” Lo presi alla distanza. Come faccio sempre quando qualcuno si avvicina al CaDe. Il mio orticello lo coltivo io. E mi circondo delle persone che scelgo.
Mai cosa fu più sbagliata. Ed il buon Enzo divenne in breve tempo parte integrante della mia famiglia. Anche lui si mise a coltivare: e lo faceva bene.
Non ho mai capito se le sue storie fossero vere o la mia coscienza non voleva entrare in un mondo di disagi e difficoltà a me estraneo.
Poi, diciamoci la verità, erano più le occasioni che lo prendevamo in giro che quelle in cui lo stavamo ad ascoltare seriamente.
Quante volte, andando a casa, con fuori 4 gradi abbiamo tenuto i finestrini aperti; quante volte durante le partite, quando la tensione lo portava in tribuna tutti si spostavano di un posto e scoppiavamo a ridere. Lui capiva e se ne stava. Sotto i baffi rideva con noi. Quante volte dopo averlo portato a casa ci siamo chiesti: “ma come fa a fare tutta sta strada a piedi?”.
Sfortunato era colui che si faceva male all’inizio del secondo tempo: lui era ancora al bar a mangiare un toast e piano piano, verso il 15esimo minuto arrivava. Memorabile fu la scenetta Con Frego a Casella.
Nel nostro piccolo abbiamo sempre cercato di dargli una mano. Tanto o poco non c’entra. E qui ringrazio tutti i ragazzi del Ca De Rissi. Gli avete sempre dato tanto. Forse la cosa più bella: una seconda famiglia.
Mi ricordo due avvenimenti che non dimenticherò mai: il primo quando, colpevolmente, mi dimenticai di telefonargli il giorno della nevicata. Lui partì a piedi da casa, arrivò al campo e ritorno indietro. Quando gli chiesi scusa mi guardò come se fossi scemo. Il secondo, il giorno della finale a Torriglia mi chiese: “Presidente, posso parlarti… ”. Discutemmo sulla stagione del CaDe. Dal mancato acquisto del titolo (“i campionati si vincono sul campo”) a una stagione vittoriosa ma travagliata, con tante decisioni prese e incognite sul futuro. Disse la sua su tutto e mi consigliò al meglio.
Si parlava bene di calcio con Enzo. Ne aveva masticato. Ma sempre, se eri te a chiedere. Lui difficilmente metteva becco nelle nostre cose societarie. Mai una parola di troppo.
Mi dispiace in questi giorni non essere riuscito ad andare trovarlo. Se avessi detto comune di Sant’Olcese invece che Genova forse sarei potuto stargli vicino. O forse no. Solitamente dagli ospedali scappo.
Mi piacerebbe domani un funerale rosso azzurro. Con i palloncini e gli striscioni tipo Torriglia. Ne sarebbe contento. Ma penso anche che Enzo facesse parte di tutte le società in cui è stato. Patrimonio del calcio genovese.
Al campo quando arrivavo gli dicevo sempre “Enzo… vattene!!!”. Lui rideva.
Ieri è andato veramente e sento già la mancanza.
La sentiamo tutti.
PG
In sui ricordo è stata fatta una piccola donazione all' AIL (
www.ail.it) da parte di tutta la famiglia Ca De Rissi